L’Italia, il paese dei docenti precari
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Secondo uno studio della rivista Tuttoscuola negli ultimi 7 anni il numero di posti assegnati a insegnanti precari è cresciuto del 224%.
Stiamo parlando di circa il 25% del totale degli insegnanti, considerato che l’anno scorso il numero di contratti a termine aveva toccato quota 225mila sui circa 900mila posti di docente assegnati. Come sempre a rimetterci ci sono anche studentesse e studenti di ogni ordine grado, in particolare quelli con disabilità: se infatti nel 2017 il 43% degli allievi con disabilità aveva dovuto cambiare l’insegnante di sostegno (circa 100mila studenti), in questo anno scolastico si è saliti addirittura al 59%, segno evidente che il sistema stia mostrando gravi difetti.
Come scrive Tuttoscuola,
il piano di 70mila assunzioni a tempo indeterminato dovrebbe essere fortemente ampliato, in quanto come si è visto dai numeri presentati copre solo una parte limitata del fabbisogno. Per quanto riguarda in particolare i posti di sostegno, andrebbero ridotti in modo consistente quelli in deroga, trasformandoli in organico cosiddetto di diritto (ovvero in pianta stabile), possibilmente con un piano graduale di rientro che riduca la deroga ad una quantità fisiologica tra il 5% e il 10% (dal 40% attuale).
La regione d’Italia con il più alto numero di docenti precari è la Lombardia, seguita da Piemonte e Veneto e i fondi per queste 70mila assunzioni dovrebbero arrivare dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), e quindi i contratti a tempo indeterminato potranno essere sbloccati solo con l’approvazione delle istituzioni europee. La domanda però a questo punto, come diceva il giornalista Antonio Lubrano, sorge spontanea: affidarci a una “chiamata” di questo tipo sarà risolutiva o si tratterà solo di mettere una pezza a una situazione così grave?
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