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Europa, per le materie prime critiche dipende all'80% dall'import

#04Marzo  #Economia  #Ambiente  #Clima  #inquinamento 

Contenuto originale di Wired Italia
Considerando la fragilità che caratterizza in questo momento gli equilibri internazionali, l’Unione europea è esposta al rischio di potenziali interruzioni nelle forniture di materie prime critiche sia a causa della limitata produzione interna, sia per via della dipendenza da paesi che vivono situazioni di profondo turbamento geopolitico.
Le mosse di Europa e Italia
Questi temi sono attualmente centrali nel dibattito europeo. Ecco perché entro marzo potrebbe essere emanato lo European Critical Raw Materials Act, incentrato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità. Il governo italiano ha invece attivato un Tavolo nazionale per le materie critiche, promosso dal ministero delle Imprese e del made in Italy e da quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica.
L’economia circolare
Secondo gli studi condotti da Cdp, molto funzionale agli obiettivi europei e italiani potrà essere l’economia circolare, pratica che potrebbe attenuare il divario tra domanda e offerta. In particolare, tramite il riciclo delle batterie esauste, l’Unione potrebbe soddisfare al 2040 il 52% della domanda di litio e il 58% di quella di cobalto attivate dalla mobilità elettrica.
A offrire potenzialità interessanti è inoltre il riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, il cui numero è in forte crescita e che sono caratterizzati da un’elevata concentrazione di materie prime critiche. Offre le stesse possibilità anche il riciclo dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità, che sono potenzialmente fonti alternative di materie prime seconde.
Non solo riciclo
Per assicurarsi un’autonomia strategica, sempre secondo gli studi di Cdp, l’Unione dovrà anche effettuare “investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all’interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali”, rilanciare le “attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario” e dare vita a “paternariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche”.


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