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Metallica: If Darkness Had a Son – recensione

#02Marzo  #Musica  #72Seasons  #IfDarknessHadaSon  #JamsHetfield 

Contenuto originale di Notizioso
Metallica: If Darkness Had a Son, terzo capitolo che ritroveremo sull’album 72 Seasons in uscita il prossimo 14 aprile. Si aggiunge, dunque, un altro pezzo del puzzle dopo Lux Æterna e Screaming Suicide. Il nuovo album dei Metallica comincia a prendere forma, sebbene gli elementi siano ancora pochi per farci un’idea di quello che sarà la nuova fatica discografica dei Four Horsemen.
Lux Æterna e Screaming Suicide tuttavia possono costituire un buon punto di partenza per scrivere la recensione di If Darkness Had a Son. Diciamlo subito, è un brano che come i precedenti due, non enusiasma più di tanto.
La song conferma la sensazone avuta in precedenza, ovvero che ci sia l’intento di racchiudere in 72 Seasons l’intero percorso musicle fatto dai Metallica dagli esordi a oggi.
L’inzio della song è godible ed è innegabile che per tutta la durata del brano si è tentati di fare un moderato headbanging.
Tuttavia la sensazione che si ha è come se la canzone cercasse durante i suoi 7 minuti una valvola di sfogo che, purtroppo, non trova. Ecco perchè alla fine l’hedbanging è moderato oltre che “perplesso”, se ci concedete il termine.
Nota di merito la prova dietro al microfono di James Hetfield che sembra essere tornato a ruggire come ai vecchi tempi. Monotono il drumming di Lars Ulrich e sincermente sa pure di già senito. Che altro c’è da aggiungere? Ah sì, l’assolo di Kirk Hammett… anzi no, non diciamo nulla.


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