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Contrordine compagni! J. K. Rowling non è più la strega cattiva della transfobia

#23Febbraio  #j.k.rowlingharrypotterwokepoliticallycorrectnewyorktimescensuraagenda2030 

Contenuto originale di Il Giornale d'Italia
In America è partita la riabilitazione di J. K. Rowling, quella di Harry Potter e passa per il progressista New York Times. Ovviamente alla maniera progressista per cui nessuno ha veramente sbagliato, sentite certa E. J. Rosetta, tra le sue demonizzatrici più fanatiche: “Ho passato settimane a cercare le frasi transfobiche della Rowling, non ne ho trovata neanche una”. Prima non lo sapeva? Non aveva letto? Non sapeva che l'autrice si era consegnata alla damnatio memoriae per aver detto che esistono i padri e le madri? Allora da dove è nato l'odio, gli attentati, le minacce di morte, i tentati incendi e le bombe contro la villa di Rowling e, oltre a tutto questo, più di questo, la sua rimozione dal business editoriale e dal pubblico dibattito? Nella woke, nella cancel culture che è se mai cancellare la logica, tutto sale apparentemente per caso, per spinte fanatiche: arriva uno e dice che un altro è transfobico o razzista e parte la carica a passo di bisonte: giù le statue, si bruciano i libri, le sinfonie, si sputa su Colombo, Beethoven e Woody Allen e tutti si esaltano nella smania del rogo. Poi vai a vedere, e a escogitare l'idea sono sfigati con evidentissimi problemi, ne abbiamo parecchi anche qui, nell'eterna provincia imperiale italiana. Gente che, esattamente come il Fedez in avvitamento, vive mangiata dall'ambizione e dalla fame di attenzione per cui oggi m'invento la vocale rovesciata, domani l'asterisco, poi trovo che qualcuno sia fobico, o fascista, perché lo dico io, con argomenti da manicomio che poi penserà la comunicazione dei compari a strutturare, a rendere obbligatoria. Ma tutto pur di non uscire dal chiacchiericcio salottiero.
Ebbene, se cominciassimo davvero a fottercene? Se la gente anziché subire o bofonchiare a voce bassa facesse pace col cervello e semplicemente se ne sbarazzasse, capendo quel poco che c'è da capire, che tutto questo colossale sforzo sul nulla per riscrivere, vietare, limare, correggere, proibire, reinterpretare, capovolgere, isolare, risponde alle solite banali pulsioni vecchie quanto l'uomo, soldi e successo, potere e comando? Una faccenda politica, ideologica ma per marcare il territorio ossia per spartirsi le prebende, gli incarichi, i saloni o festival. Il trucco è vecchio anche questo come l'origine del mondo, consiste nella paura e nel senso di colpa che è di tutte le religioni e i comandamenti di questa religione empia, del politicamente corretto, non sono meno incomprensibili, a volte assurdi, sempre da adattare ai tempi e alla convenienza. Rowling ha passato vent'anni a difendersi da peccati mai commessi, Don Rosa, il famoso cartoonist, se l'è cavata in modo più sbrigativo: se volete censurarmi parti del lavoro, non avrete nessun lavoro perché la mia opera è un corpus; non volete Zio Paperone che corre dietro ai soldi anziché alle ONG, e alla papera Brigitta invece che al maschietto Gastone? Peggio per voi.
Poi la realtà s'incarica presto o tardi di fare giustizia: la natura seppellisce gli uomini e dura, i semi diventano radici che spaccano l'asfalto, tu puoi imporre, impedire quello che vuoi, puoi pompare Greta, puoi introdurre stilemi, asterischi e muggiti al posto dei fonemi, puoi corrompere i libri di testo con l'agenda 2030 che vuole svitare e riavvitare al contrario le teste, ma nessuno nella vita vera pensa e si esprime in questo modo innaturale e men che meno quelli che manovrano le leve della revisione culturale: anzi più sono politicamente corretti in pubblico e più tornano carogne en privée. In natura ci sono i padri e le madri e c'è l'ironia per il grasso o il ridicolo, il nasone e lo sghembo che sono anche quelli normalità; ci sono ovviamente i diversi, gli incatalogabili ma non è vietando di vederli come sono che li tuteli: al contrario li neghi, li smorzi col solito paternalismo insopportabile, di stampo leninista, per il quale sono io sovrastruttura, io potere, io partito che ti proteggo indicandoti la via. Così si allevano generazioni di amebe, come questo Rosa il Chimico che prova a scandalizzare secondo rituali ampiamente sfruttati e poi, se riceve una critica, dice: sono scioccato, mi ha fatto soffrire.
Generazione T, come trauma: a quali cavallucci marini consegnamo il mondo? La lobotomia woke, la cura Ludovico dei soi disant raffinati e corretti crea alieazione, fughe oniriche anche pericolose, l'obbligo a sentirsi diversi, a cambiare sesso dieci o venti volte in una vita distrugge corpi e anime e arricchisce i nuovi castratori e i chiurghi ricostruttivi; l'uomo nuovo si risolve sempre in una violenza sull'umanità, per ragioni che oscillano tra il delirante e il meschino: dietro la presunta transfobia della Rowling c'erano solo invidie, rosicamenti per i suoi libri milionari. Adesso la stampa progressista, gli attori e scrittori di sinistra la recuperano, la perdonano, ma per cosa? Nella riabilitazione per non aver commesso il fatto non è implicita la responsabilità dei commissari della morale, colposa o con dolo cambia poco? “Parlet cume te manget” dicevano un tempo a Milano per dire: ma smetti di recitare, finiscila di nasconderti dietro il fumo, le cose sono come sono, le cose sono semplici; bocce ferme, nessun trucco dell'ultimo momento, nessun pretesto. Più sono corretti e più infamano, più sono sensibili e più salvano i carnefici nel disprezzo per le vittime, più fanno i raffinati e più svelano la loro anima triviale, sudicia e fasulla. Adesso va di moda il garantismo peloso, per i mafiosi, per i criminali ed è l'ennesimo magheggio di una sinistra nel cui costume populista la trattativa coi mafiosi è abominevole, equivale alla complicità laddove la trattativa coi brigatisti e gli anarcoidi bombaroli e attentatori è obbligatoria quale segno di civiltà e di umanità. Però se ci infili in mezzo un bamboccione di provincia con smanie esistenziali, diventa sacrosanta anche la trattativa col boss al 41bis e partono i pellegrinaggi, le trattative sottobanco. E chi non è d'accordo va estromesso e additato secondo il solito schema che funziona per tutti, scrittrici di successo o primi ministri considerati usurpatori. Di che avete paura, compagni? Quale silenzio state disperatamente cercando di blindare col pretesto della correttezza politica e umanitaria? Alto fino a quale quota?


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