Quando il premier ha annunciato la fine della coalizione del suo governo, il Parlamento israeliano è rimasto senza luce. Il ruolo della religione nella caduta del governo e nel futuro dello stato ebraico. La versione del giornalista israeliano Nahum Barnea
Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, scioglie la Knesset e porta il paese alla quinta elezione in tre anni. Il ministro degli Esteri, Yair Lapid, guiderà la transizione, che potrebbe durare diversi mesi. I due leader, provenienti da parti opposte dello spettro politico israeliano, avevano unito le forze lo scorso anno per estromettere l’allora premier Benjamin Netanyahu. La prospettiva di nuove elezioni offre a “Bibi”, il primo ministro più longevo della storia israeliana, una concreta possibilità di riconquistare il potere. La decisione pone fine a un periodo insolito nella politica israeliana, dove una coalizione di centro, destra, sinistra e un partito arabo-islamico si erano uniti per la prima volta per formare un governo. Ma i partiti si sono scontrati sulle politiche relative agli insediamenti in Cisgiordania, ai palestinesi e alle questioni di religione e stato. La coalizione aveva perso la maggioranza ad aprile dopo che un legislatore del partito di Bennett si era dimesso. Nuove elezioni si terranno tra la fine di ottobre o l’inizio di novembre.
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